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Doping no mundo musical

 
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Sarastro



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MensagemEnviada: Ter Ago 21, 2007 11:35 pm    Assunto: Doping no mundo musical Responder com Citação

Saiu essa reportagem no Corriere della Sera, e aqui a reproduzo. Mesmo sem tradução, creio que todos entenderão o mínimo necessário para abordarmos um assunto que, inclusive, já foi discutido no Allegro.

Il grande tenore wagneriano Endrik Wottrich esce allo scoperto
sulla Frankfurter e scatena la polemica
«L’Opera? È dopata come il Tour»
L’atto d’accusa: cantanti pieni di farmaci, depressi, sfruttati dai manager


LONDRA — «Vincerò, vincerò», trionfa Calaf, figlio di Timur e principe di Astrakan, lanciato alla conquista dell'algida Turandot. E in ogni opera lirica ci sono sfide così, galoppate sullo spettro vocale: come le volate dei ciclisti, lo scatto in salita, l'attimo fuggente in cui ti giochi tutto. Ma se polmoni, laringe, trachea e nervi lo tradiscono, il Calaf di turno si gioca la carriera, in un istante può perdere gloria e milioni. Molti non reggono allo stress, l'ansia della stecca li consuma, la fame di successo li perde. E per questo, proprio come avviene ai campioni del pedale, corrono in farmacia o dai maghi della pozione: il doping dell'ugola dilaga, Rigoletto si tiene su con gli stimolanti, Jago placa le sue ossessioni con i tranquillanti, Figaro si sbornia anche se tutti lo cercano e tutti lo vogliono; anzi, forse proprio per questo.

In due parole: sui palchi della grande lirica ci si droga come sui tornanti del Tour de France. Mentre gli impresari chiudono un occhio: o peggio, contribuiscono alla rovina dei propri beniamini. Tutto questo lo dice, anzi lo urla, un esperto come Endrik Wottrich, 43 anni, celebre ugola wagneriana (e fidanzato della trisnipote di Wagner): «Certi manager sono come locuste, sanno che una bella voce può rendere milioni. Così vogliono sfruttarla il più possibile, e questa è prostituzione ». L'opera lirica «si sta cannibalizzando da sola — parole della mezzosoprano bulgara Vesselina Kasarova — gli impresari pretendono troppo, e sono sempre di più quelli fra noi che usano i farmaci per reggere a un certo stile di vita, o la chirurgia plastica per migliorare il proprio aspetto fisico».

La denuncia di Wottrich è risuonata al festival tedesco di Bayreuth, e ha trovato un'eco internazionale sulle pagine della FrankfurterAllgemeine Zeitung e dell'Observer. Per l'artista, «nessuno ne parla mai ma il doping è diventato un fatto normale nella lirica. I solisti prendono farmaci betabloccanti per controllare l'angoscia, vari tenori prendono cortisonici per esser certi che la loro voce tocchi certi picchi. E l'alcol è roba comune». Tutto ciò, perché «i livelli di stress nel nostro lavoro sono diventati intollerabili. Siamo costretti a viaggiare e a esibirci in continuazione, ci roviniamo anche per la paura di non essere all'altezza».

E ci sarebbe un pizzico di doping, cioè di distorsione della verità, anche nei successi o nei fallimenti di molte rappresentazioni, che secondo Wottrich sono manipolate dalle claques, da loggionisti più o meno mercenari. A ribadire il tutto, ci sono anche le statistiche: il "ritiro" improvviso di un cantante alla vigilia di una rappresentazione, per disturbi legati alla fatica o allo stress, è divenuto ormai un fatto comune. È accaduto allo stesso Wottrich, che proprio a Bayreuth ha rinunciato a cavalcare con le Valchirie, per un raffreddore che egli stesso ha definito «insolito». È accaduto, al festival di Salisburgo (e a Cortona), alla soprano russa Anna Netrebko, ritiratasi dallo Stabat Mater di Pergolesi (con i bagarini che impazzavano), per una presunta laringite. «Cantante inaffidabile », così l'hanno definita gli impresari.

Ma Wottrich, ancora lui: «Quella laringite era vera: ma certo Anna, conoscendo l'atmosfera del festival, sapeva che ogni stecca le sarebbe costata la morte professionale, in tutte le città dove la amano». A Salisburgo hanno gettato la spugna anche Rolando Villazon, tenore messicano (diagnosi: «depressione»), o l'americano Neil Shicoff; o Magdalena Kozena, mezzosoprano ceca e compagna del direttore d'orchestra inglese sir Simon Rattle; o la bulgara Vasselina Kasarova e la lituana Elina Garanca. Una vera epidemia. O troppi vizi, secondo certi impresari, che già cercano ugole meno famose ma più sane, e più economiche.

Luigi Offeddu
21 agosto 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2007/08_Agosto/21/oprea_dopata_come_il_tour.shtml



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Sarastro



Registado em: Quinta-Feira, 2 de Novembro de 2006
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MensagemEnviada: Ter Ago 21, 2007 11:46 pm    Assunto: Outras reportagens Responder com Citação

Germany - Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung | Sunday, August 12, 2007
Endrik Wottrich on doping in the world of opera


The singers Anna Netrebko, Rolando Villazón, Neil Shicoff and Elina Garanca have all cancelled their appearances at the Salzburg Festival. Renowned tenor Endrik Wottrich, who fell ill at the Bayreuth Festival and was replaced by somebody else, lashes out at the world of opera in an interview with Axel Brüggemann: "One is expected to perform beyond the humanly possible... It's not normal to regard the voice no longer as a sensitive human organ, but as a machine. We are forced to choose between performing and then being torn to pieces for hitting the wrong note or calling in sick only to come under attack because we're taking it easy on ourselves... Doping has long been commonplace in the music world. Soloists take beta blockers to soothe their nerves, some tenors take cortisone to give their voices a higher pitch, and alcohol is everywhere. Fear has become such a major factor that almost any means seems justified in order to live up to expectations. For most singers, this is the beginning of the end."

http://www.eurotopics.net/en/presseschau/archiv/article/ARTICLE19674

Oper
„Doping ist in der Musik längst Alltag“


14. August 2007
Es war die Woche der Absagen: Anna Netrebko, Rolando Villazón, Neil Shicoff und Elina Garanca haben in Salzburg nicht gesungen; in Bayreuth wurde Endrik Wottrich als Siegmund in der zweiten Vorstellung ersetzt. Sind diese Ausfälle der Anfang vom Ende eines neuen Sängerkults, in dem Opernstars zu Werbe-Ikonen aufgebaut wurden? Wird die Oper Opfer ihres Starrummels? Endrik Wottrich wird die letzten Aufführungen in Bayreuth wieder singen - aber vorher rechnet er mit einer Opernwelt ab, die sich verändert hat.


Herr Wottrich, warum haben Sie den Siegmund nach der Premiere nicht mehr gesungen?


Ganz einfach: Weil ich krank war und eine Erkältung hatte.


Aber wie kann man während der Bayreuther Festspiele krank werden? Ein Olympionike bekommt während der Olympiade auch keine Grippe.



Vielleicht, weil man zu viel Stress erlebt, vielleicht aber auch, weil die ganze Opernwelt krank ist und es kein Wunder ist, wenn allmählich auch die Sänger krank werden. Es werden Leistungen erwartet, die nicht einzulösen sind. Da wird eine Erkältung schnell zum Todesurteil. Über mich wurde geschrieben, dass ich nicht krank sei, sondern am Ende meiner Karriere.


Allein diese Woche haben bei den Salzburger Festspielen Anna Netrebko, Rolando Villazón, Magdalena Kozená, Neil Shicoff und Elina Garanca abgesagt. Das ist doch nicht mehr normal.



Es ist nicht normal, dass die Stimme nicht mehr als empfindliches, menschliches Organ wahrgenommen wird, sondern als Maschine. Wir stehen vor der Wahl, aufzutreten, um angegriffen zu werden, weil wir einen falschen Ton singen, oder uns krankzumelden, um angegriffen zu werden, weil wir uns schonen. Dass Anna Netrebko in Salzburg vorgeworfen wird, dass sie unzuverlässig sei, ist eine Frechheit. Ich weiß aus sicherer Quelle, dass sie eine Laryngitis hat. Natürlich hat sie die Vorstellung abgesagt, weil sie den Festspiel-Hype kennt, weil sie weiß, dass jeder falsche Ton ihr zum Grab in jener Stadt geworden wäre, in der sie zum Star gemacht wurde. Jetzt wird sie fallengelassen, als wenn sie lapidar gesagt hätte: „Ach, ich bin dann mal krank.“ Letztlich ist die Oper in der medialen Wirklichkeit angekommen. Sänger werden heute nach den Kriterien von Jenny Elvers, Paris Hilton oder Christoph Schlingensief gemessen.


Mit Letzterem hatten Sie vor zwei Jahren bei seiner Bayreuther „Parsifal“-Inszenierung einen Disput.

Als ich mich mit diesem Trottel angelegt habe, hat alles angefangen! Damals schrieb die „Hannoversche Allgemeine Zeitung“, dass ich nach der Premiere ausgebuht wurde. Tondokumente beweisen, dass es kein einziges Buh nach dieser Aufführung gab. Die Konsequenz war, dass die Deutsche Presseagentur das übernommen hat und ich in der zweiten Aufführung konsequent ausgebuht wurde. In dieser Vorstellung saßen sogar Journalisten, die gebuht haben. Genauso war das mit der „Walküre“ dieses Jahr - es wurde wieder geschrieben, dass ich ausgebuht wurde. Da waren vielleicht zwei oder drei Buhrufer. Die Dinge bekommen plötzlich eine Eigendynamik.


Das hört sich, mit Verlaub, ein bisschen wehleidig an.


Fakt ist, dass die veröffentlichte Meinung eine zugespitzte Form der Wirklichkeit geworden ist.


Wenn ich Sie richtig verstehe, gibt es in der Oper Claqueure, die gezielt Sänger ausbuhen?

Bei meiner alten Lehrerin ist einmal ein sogenannter Chapeau-Claque vorstellig geworden, ein Anführer der Claqueure. Er hat gesagt: „Wenn Sie zahlen, rufen wir bravo, wenn nicht, wird gebuht.“ Mir sind einige dieser Leute namentlich bekannt - und dazu gehören sogar Journalisten. Ich weiß, dass ich das nicht sagen sollte, dass ich ein ungeschriebenes Tabu breche, aber bei mir ist der Geduldsfaden gerissen. Es ist inzwischen sogar so weit, dass ich glaube, die Leute wollen nur, dass ich das sage, um weiter auf mich eindreschen zu können.


Das hört sich tatsächlich ein bisschen nach Verfolgungswahn an.


Für Sie, aber ich erlebe diese Mechanismen jeden Tag - und ich bin sicherlich nicht der Einzige.



Die Sängerin Vesselina Kasarova hat kürzlich gesagt, dass viele Sänger den Druck nicht mehr aushalten würden, sogar von Doping in der Oper ist die Rede.

Darüber redet ja keiner. Dabei ist das Doping in der Musik längst Alltag. Solisten nehmen Betablocker, um ihre Angst in den Griff zu bekommen, einige Tenöre nehmen Cortison, um die Stimme in die Höhe zu schrauben, und Alkohol ist gang und gäbe. Die Angst ist zu einem großen Faktor geworden, so dass fast jedes Mittel recht scheint, um den Erwartungen gerecht zu werden. Das ist für die meisten Sänger der Anfang vom Ende. Es bedarf großer Kraft, all dem zu widerstehen. Letztlich müssen wir uns fragen, warum Musiker sich so verlassen vorkommen, dass sie zu diesen Mitteln greifen.


Erklären Sie uns, warum.

Musik ist ja eigentlich ein Mannschaftssport. Aber dieser Gedanke ist durch den Einfluss äußerer Faktoren, von Managern und Sponsoren, zersprengt. Inzwischen denkt jeder nur noch an sich. Wenn ich einen millionenschweren Werbevertrag abschließen würde, würde ich mich auch verpflichtet fühlen, die Leistung zu bringen, die von mir erwartet wird.


Sie meinen, dass Anna Netrebkos O2-Vertrag so ähnlich ist wie der von Jan Ullrich mit der Telekom, dass die eigentlich Schuldigen nicht die Sänger sind, sondern ihr Umfeld?


Der Vergleich der Oper mit dem Radsport ist gar nicht so abwegig. Der eigentliche Druck ist nicht mehr das gute alte Lampenfieber, er kommt aus einer neuen Dimension, die in die Oper eingedrungen ist - sie lebt vom Glamour, und da stören alltägliche, menschliche Fehler. Ich stelle eine allgemeine Vereinsamung des Einzelnen im musikalischen Kollektiv fest.


Trägt das Publikum eine Schuld an diesem Trend?


Das echte Opernpublikum nicht, aber die Leute, dem die Oper als Show vorgegaukelt wird. Da ist es wie bei der Tour de France: Der normale, alkoholisierte und fettgefressene Fernsehzuschauer, der niemals auf einem Rad gesessen hat, fällt über den gedopten Sportler her, über ein Idol, das er eben noch angebetet hat, um es fallen zu lassen. Das Aphrodisiakum unserer Zeit ist das Scheitern der anderen. Und, mit Verlaub, das kotzt mich ungeheuer an.


Anna Netrebko ist die personifizierte Diva, und Sie sind kein Tenor, sondern der Sänger, der sich mit Schlingensief gestritten hat und Freund von Katharina Wagner ist.

Die Gefahr einer gespaltenen Persönlichkeit ist tatsächlich groß. Es wird immer schwieriger, sich auf die Rolle zu konzentrieren, die man auf der Bühne verkörpern soll, statt seine Rolle aus der Öffentlichkeit mit auf die Bühne zu nehmen. Von Anna Netrebko wird nicht erwartet, dass sie Verdis Violetta spielt. Sie soll die Anna Netrebko aus der Werbung sein: hübsch, lustig und lebensfroh, egal ob sie wirklich singt oder mit Playback.


Gilt das auch für Ihren Tenorkollegen Rolando Villazón?


Ich würde mich erschießen, wenn ich eine Stimme wie er hätte und in den Zeitungen auf den „Mr. Bean der Oper“ reduziert würde. Er ist ein hochintelligenter Tenor mit einer wunderschönen Stimme. Aber das interessiert keinen mehr, weil er große Augenbrauen hat und lustig ist. Kein Wunder, dass man da krank wird.


Ist das bei Ihnen ähnlich?


Es ist ganz anders, weil ich kein Werbeträger bin und keine Plattenfirma habe, die diesen Hype fördert. Aber ich werde von vielen nicht als Tenor gesehen, der den Siegmund singt, sondern ich stehe stellvertretend für den Bayreuther Generationswandel. Und ich glaube, dass im Applaus oder bei den Buhs die öffentliche Person gesehen wird, nicht die stimmliche Leistung. In den Zeitungen wird dann geschrieben, dass ich in Bayreuth singe, weil hier Vetternwirtschaft herrsche. Ehrlich gesagt, von den Gagen in Bayreuth könnte ich nicht leben, und dass ich in Mailand und London mehr Applaus bekomme als hier, scheint auch keinen zu interessieren. In Bayreuth bin ich der Feind von Schlingensief und der Freund von Katharina - und kein Sänger.


Die neuen PR-Formate der Klassik sind ja nicht nur schlecht: Sänger sind wieder Popstars.

Aber das bringt die Gefahr mit sich, dass es sich um Teufelspakte handelt. Plötzlich sind da keine Manager mehr, die eine Karriere mehr als dreißig Jahre lang planen, sondern die Sänger wie Heuschrecken behandeln - jeder weiß, dass eine Stimme in wenigen Jahren Millionen verdienen kann. Und viele wollen damit möglichst schnell möglichst viel Geld absahnen.


Gleichzeitig erleben wir in diesem Sommer die Implosion dieses Systems - die Absagen führen die Oper zurück zu ihrem Kern. Der Netrebko-Ersatz Christine Schäfer ist vielleicht sogar besser als das Original.


Ich hoffe, dass Bayreuth sich in Zukunft wieder auf die Kunst besinnen wird. Hier kommt kein Society-Publikum wie in Salzburg, sondern Leute, die in der fränkischen Abgeschiedenheit Musik hören wollen. Leute wie Margot Werner sind da sicherlich eine Ausnahme. Aber es besteht die Gefahr, dass wir ein Publikum anziehen, bei dem es nicht mehr um Inhalte geht, sondern darum, zu sehen und gesehen zu werden - um die pure Oberfläche.


Genau dieses Problem hat Katharina Wagner in ihrer „Meistersinger“-Regie gezeigt.

Deshalb kamen die Buhs. Das Publikum trägt bei ihr Smokings und teure Roben, beklatscht die Vernichtung des Neuen und schwärmt vom Schlagersänger Stolzing. Das Erbärmliche ist, dass die einstige Hochkultur der Oper in eine Glamourwelt abgerutscht ist. All das zeigt Katharina - und damit spricht sie das Problem unserer Kunst an.


Aber Herr Wottrich, so einfach geht das alles doch auch nicht. Die Sänger spielen bei all dem doch mit.

Das liegt aber an der übergeordneten Struktur. Die Ensembles an deutschen Opernhäusern werden zusammengeschrumpft. Inzwischen kann man als Sänger nicht mehr aus der Provinz an die Weltspitze kommen, sondern muss sich zwischen Glamour oder Stadttheater entscheiden. Damit wird der Basis des Gesangs der Boden genommen. Heute ist die Oper ein Stundenhotel, in dem sie in möglichst wenigen Jahren möglichst viel Kohle verdienen müssen. Das ist Prostitution. Aber natürlich nehmen Anna Netrebko oder andere dieses Angebot auch an. Heute ist weniger die Stimme gefragt als das sogenannte „Gesamtpaket“, und mit der ersten Falte ist die Karriere am Ende.


Sind Sie deshalb passionierter Bodybuilder?
Das hilft ja auch nicht.

Interview Axel Brüggemann

Text: Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, 12.08.2007, Nr. 32 / Seite 26

http://www.faz.net/s/RubCF3AEB154CE64960822FA5429A182360/Doc~ECB72070F2E704934B38192FA330A8945~ATpl~Ecommon~Scontent.html



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MensagemEnviada: Qua Ago 22, 2007 12:55 pm    Assunto: Responder com Citação

Bom, eu acho o tema interessante. Nao entendo nada de alemao, mas muitos musicos de orquestra tambem tem que buscar ajuda na "bolinha" para tocarem. Ouvi falar que quando eles tem solos no meio de sinfonias, ou concertos, eles ficam muito nervosos e tomam tranuilizantes, ou coisas assim. O meio artistico e' mais "aberto" a essas coisas. Se fizessem anti-doping nas orquestras, acho que somente os percussionistas passariam (a nao ser que o bolero de Ravel esteja no programa...)


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Sarastro



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MensagemEnviada: Qua Ago 22, 2007 1:39 pm    Assunto: Responder com Citação

Para enriquecer a discussão: Very Happy
O Rei Roberto Carlos, antes de entrar no palco, costumava "calibrar" a garganta com duas taças de Aperitivo San Raphael.
Bem, é o que consta naquela biografia que foi retirada das livrarias...

Voltando aos textos originais, as afirmações mais contundentes são as seguintes:

- vários cantores utilizam beta-bloqueadores, para entrarem em cena mais calmos - visto que os tais medicamentos impedem manifestações como taquicardia, sudorese excessiva, etc.;
- há tenores que tomam cortisona para alcançarem notas mais agudas. Este medicamento, que consegue, entre outros prodígios, recuperar gargantas afônicas em 3 ou 4 horas, cobra pelos seus serviços um alto preço - o usuário normalmente fica com um nada saudável aspecto "inchado", tem problemas articulares, queda na imunidade, etc. ;
- o álcool é bastante comum no mundo lírico (o saudoso Björling que o diga).



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MensagemEnviada: Qua Ago 22, 2007 3:19 pm    Assunto: Responder com Citação

Numa competicao esportiva, o doping e' proibido, pois o quem usa ajuda extra, tem vantagem na competicao. Como musica nao e' competicao, entao fica a pergunta: Existe algum problema do cantor se dopar para realizar uma performance melhor? As gravacoes em estudio nao seriam tambem um "doping musical", visto que a performance do "atleta" e' melhorada artificialmente?


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Sarastro



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MensagemEnviada: Qua Ago 22, 2007 4:31 pm    Assunto: Responder com Citação

berber,
não creio que seja adequado comparar o doping musical ao esportivo. Me parece que é mais uma questão de legislação trabalhista. Explico: se levarmos em consideração aquilo que o tenor afirma em sua entrevista, ou seja, que há uma pressão excessiva por parte dos empresários para que os cantores tenham alto rendimento (qualidade) combinado com alta frequência (número de aparições em palco), um caminho seria limitar, por vias legais, o número de aparições de um determinado cantor à cada montagem. Algo como um espaçamento mínimo, ou coisa assim.

Me parece que em alguns teatros da Itália há essa preocupação - em regra, quando se leva um título ao palco, há um "elenco A" e um "elenco B". Mas não sei se isso é feito por força de lei.

É claro que isso não soluciona o problema: sempre haverá cantores dispostos a se doparem, seja por nervosismo, seja por limitação técnica. Mas o fato é que, nos últimos anos, alguns cantores que pareciam bem promissores passaram por maus bocados, sem que surgisse uma explicação convincente: de memória, penso no tenor Aquiles Machado e no barítono Ambrogio Maestri. Após breve apogeu vocal, ambos decaíram muito (lembro-me particularmente de um doloroso "Rigoletto" com o Maestri, cheio de notas quebradas), e só recentemente retornaram aos palcos, após alguns meses no estaleiro.

Assim, acredito que um caminho é oferecer aos cantores maior proteção legal - afinal, para muitos empresários, se a lei permitisse seus contratados cantariam todo santo dia ! -. mas já com a ciência de que não há uma solução miraculosa para a situação. Não é qualquer cantor que tem a inteligência de um Alfredo Kraus ou de um Leo Nucci, que tiveram (o Nucci ainda tem) carreiras de longuíssima duração, escolhendo repertório adequado e cuidando das respectivas saúdes.

Quanto às gravações, serão sempre um retrato da música, já dizia o Nabucco...



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Amancio



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MensagemEnviada: Qua Ago 22, 2007 5:02 pm    Assunto: Responder com Citação

(berber) escreveu:
Se fizessem anti-doping nas orquestras, acho que somente os percussionistas passariam (a nao ser que o bolero de Ravel esteja no programa...)

Certa vez, um amigo meu percussionista me indicou duas obras terríveis para percussão (especificamente, pratos), e o motivo. O Romeu e Julieta de Tchaikovsky pede algo como colcheias para os pratos - ou seja, eles devem tocar, fortes, e depois abafar bem rapidinho. E o Rach 2 tem um trecho para pratos em pianíssimo. Aí ele me disse: "imagine vc segurar um troço de 10 quilos em cada mão e controlar para bater bem fraquinho, sendo que qualquer esbarrada já dá um barulhaço".

Desculpe desviar do assunto. Como o Berber, também conheço vários casos de músicos de orquestra que se dopam para tocarem bem.


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Sarastro



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MensagemEnviada: Qua Ago 22, 2007 5:10 pm    Assunto: Responder com Citação

Amancio escreveu:
Desculpe desviar do assunto.


Você pode, Amancio. Wink



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ZpinoZ



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MensagemEnviada: Qua Ago 22, 2007 6:50 pm    Assunto: Responder com Citação

(berber) escreveu:
As gravacoes em estudio nao seriam tambem um "doping musical", visto que a performance do "atleta" e' melhorada artificialmente?


Muito intrigante contraponto.

Z


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Elimar



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MensagemEnviada: Qua Ago 22, 2007 7:33 pm    Assunto: Responder com Citação

Huuuum!!!!!....Sei não!!!!


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Vitinho



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MensagemEnviada: Qua Ago 22, 2007 10:58 pm    Assunto: Responder com Citação

Não é só a cortisona que causa efeitos colaterais.

Os beta-bloqueadores são uma classe de medicamentos excelente, mas quando usados para o devido fim, claro! Quem utiliza assim "por esporte" não sabe dos efeitos que eles podem causar;
é muito comum que os pacientes que usam essa classe de medicamentos desenvolva uma hiperglicema, que desaparece quando o uso do medicamento é suspenso, mas que pode ainda assim ser perigosa em quem tem predisposição para o diabetes ou já possui essa doença.

Além do mais, os beta-bloqueadores também inspiram bastante cuidado em pacientes com histórico de crises asmáticas.

Para completar, quem usar somente por curiosidade pode, de quebra, sofrer alguns distúrbios gastrintestinais momentâneos, mas bem incômodos.

Acho que para quem sofre assim como a ansiedade e a tensão de uma apresentação, deveria apelar para meios mais efetivos e definitvos: psicoterapia!


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(berber)



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MensagemEnviada: Qui Ago 23, 2007 5:13 pm    Assunto: Responder com Citação

(ou estudar mais...)


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Vitinho



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MensagemEnviada: Qui Ago 23, 2007 10:55 pm    Assunto: Responder com Citação

Também concordo Berber!

Quando você sobe no palco meio inseguro na peça que vai tocar, mesmo que seja em alguns poucos compassos, isso já é uma razão enorme para causar a tensão e conseqüentemente o erro.

Mas, ainda assim, creio que quem realmente é tímido e ansioso (estou falando aí de algo que beira o patológico), deve realmente se preocupar com esse aspecto, com um tratamento.

Nisso eu falo por experiência própria. Sou extremamente ansioso e percebo o quanto isso me limita. Chego a ficar nervoso até mesmo nas aulas; às vezes eu estou tocando fluentemente um estudo complicado com o metrônomo lá nos 130 bpm, mas isso cai muito de qualidade quando tenho de tocar isso na aula.


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